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Archive for the ‘Memoria’ Category

I libri sono stati bruciati in momenti bui della storia, per il loro valore simbolico. Ora a Sarajevo è l’indifferenza verso un libro di 660 anni che rischia di fare un danno significativo alla città e alla sua storia

Sto leggendo molto su Sarajevo in questo periodo. La ricorrenza dei 20 anni dalla guerra, ha stimolato molti articoli e riflessioni, e alcuni, che a prima vista possono sembrare meno importanti, riportano fatti che invece hanno un significato enorme nel raccontarci la realtà della città e della società bosniaca attuale.

A Sarajevo c’è un libro di 660 anni che ora rischia di essere tolto alla città: si tratta della Haggadah custodita nel museo della città. (altro…)

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La USP (Universidade de São Paulo) ha lanciato un progetto chiamato Arquigrafia, una piattaforma digitale collaborativa sull’architettura. Coordinata dalla Facoltà di Architettura e Urbanistica (FAU), la piattaforma metterà a disposizione un numero considerevole di immagini fotografiche, a partire proprio dallìarchivio digitale della FAU-USP,

Arquigrafia è dedicata “…aos estudiosos das cidades, das construções e da memória. Dedicado a disponibilizar o registro fotográfico da arquitetura em todo o país e suas modificações ao longo do tempo, o site contará com o acervo digital de 37 mil slides da Faculdade de Arquitetura e Urbanismo da USP (FAU), inseridos gradualmente.”

La piattaforma, che all’inizio sarà appunto basata principalmente su materiale fotografico, sarà aperta a tutti, previa registrazione con l’invio di una email alla FAU. Un articolo di spiegazione e le informazioni le potete troavre qui.

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A vent’anni dall’inizio della guerra sono molti gli articoli e i commenti che vogliono non solo ricordare ma anche riflettere su cosa è e può essere la Bosnia.
Segnalo, su tutti gli articoli, il dossier “Bosnia, vent’anni dopo” che arricchisce le riflessioni di questi giorni con contributi quotidiani su Osservatorio Balcani e Caucaso.

Un articolo in particolare però mi ha colpito, ed è l’articoli uscito sul The Guardian dal titolo Bosnian war 20 years on: peace holds but conflict continues to haunt, che già dal sottotitolo è molto significativo: “Two decades after the conflict started, Bosnia is divided more than ever as bitter memories permeate society“. (altro…)

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La notte tra il 12 e 13 agosto 1961 veniva eretto il Muro di Berlino, e quindi oggi ricorre l’anniversario dei 50 anni della sua costruzione. Ci sono poche parole da aggiungere a quante ne siano state dette, soprattutto in questi giorni così come due anni fa in occasione delle celebrazioni dei 20 anni dalla sua caduta. Commentare è difficile, anche perchè l’epoca dei muri non è finita, come spesso ripeto attraverso questo blog presentando i nuovi muri e le divisioni che sempre più caratterizzano l’epoca attuale.

Il ricordo e la memoria di un’epoca, più di mille commenti, possono allora aiutare a manetenere vivo il significato tragico di quel Muro, non solo nei suoi aspetti geopolitici, non sono nella successione delle morti che hanno segnato la sua esistenza, ma ancora di più e soprattutto nelle storie “semplici” di un’intera generazione la cui vita quotidiana è stata stravolta. Il dolore è il tratto comune dei racconti, a volte accompagnato da rabbia e voglia di ribellione a volte da smarrimento e incredulità.

Allora oggi voglio solo segnalare un paio di articoli, di racconti, senza aggiungere altro alla memoria che ci deve aiutare  a mantenere viva l’attenzione sulle tragedie hanno segnato la storia del Muro di Berlino, ma che non sono finite con la sua caduta. Un articolo del sito del TG3, “Quando c’era il Muro di Berlino” ci parla di un paesino che venne in pratica tagliato fuori dal mondo. Non mancano poi le sezioni fotografiche, una in italiano molto completa la troviamo sul sito di Panorama, e sul Time nella sezione Light Box c’è un interessantissimo articolo sulle foto di Thomas Hoepker sulla vita quotidiana a est del Muro. Infine in una sezione speciale del Guardian sul Muro di Berlino, tra i vari articoli ce n’è uno intenso sulle storie di famiglie divise, intitolato”Berlin Wall 50 years on: families divided, loved ones lost“. Molto interessante in questo articolo è anche la conclusione, che ci presenta i rischi di una visione turistica della storia del Muro, che viene quasi spettacolarizzata o “Disneyzzata”: “Young people cannot comprehend that just 22 years ago there was a wall dividing this city. Anything that helps them to understand how and why things were as they were has got to be a good thing.”

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Si è parlato molto nel periodo dell’anniversario dei vent’anni dalla caduta del Muro di Berlino dell’effetto nostalgia che un certo mondo passato suscita nell’animo di qualcuno, anche quando quel mondo certamente non può essere definito tra le cose positive della storia. Colpa della crisi, delle ideologie che sono svanite, della mancanza di senso di appartenza di un mondo liquido, dell’insicurezza; fatto sta cheda un recente sondaggio pare che anche la caduta del Muro susciti qualche rimpianto.

Un sondaggio choc, così lo definisce il Corriere nel suo articolo di Taino Danilo di pochi giorni fa, che ci dice che un tedesco su quattro rimpiange il Muro: “… una nazione che dopo la riunificazione del 1990 è convinta che le cose andassero meglio prima. (…) È stato realizzato dalla Emnid – 1001 intervistati – in occasione della trasmissione in tv, ieri sera, di un film – Die Grenze, Il confine – che sta creando polemiche (…). Primo risultato, non ancora del tutto sorprendente: il 23% dei tedeschi occidentali e il 24% di quelli orientali vorrebbero che il muro tra le due Germanie tornasse. Si stava meglio prima, più ricchezza a Ovest, meno competizione sociale a Est. (…) Secondo risultato, che inizia a fare agitare sulla sedia: i cittadini che considerano la libertà un obiettivo politico importante sono il 42% del totale nella ex Germania ovest e il 28% nei Länder che formavano la Ddr. Saranno stati i costi della riunificazione, la crisi finanziaria, le riforme al Welfare state, fatto sta che la libertà oggi sembra essere per i tedeschi un valore o scontato o non troppo importante.  È il quarto risultato, quello che fa cadere dalla sedia: il 72% dei tedeschi occidentali e l’ 80% di quelli orientali dicono che possono immaginare di vivere in uno Stato socialista che garantisca occupazione, sicurezza, solidarietà“.

Anche il giornale tedesco Bild usa il termine “scioccante” per definire i risultati del sondaggio. Shocking Survey Results dice nel suo articolo  in inglese online dal titolo One in four Germans want the Berlin Wall back!: “When asked about the Berlin Wall, around 16 per cent said that “nothing better could possibly happen”.

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Oggi, Giorno della Memoria, con piacere voglio segnalare la mostra fotografica di Bruno Maran “Trieste, Risiera di San Sabba”, aperta il 15 gennaio al Museo dell’Internamento a Padova.

Ho conosciuto Bruno all’aeroporto di Verona nei primi giorni del febbraio 2008, in partenza per il Kosovo, pochi giorni prima della dichiarazione di indipendenza, e ho subito avuto la sensazione di una condivisa volontà di andare ad assistere ad un evento guardando con occhi (e la macchina fotografica) “critici”, cioè non contro qualcuno ma ben attenti alla realtà delle cose, dei luoghi e delle persone e non acriticamente dietro i proclami di chiunque.

Poi ho potuto conoscere meglio il lavoro di Bruno, e ci siamo anche incontrati a qualche evento, sempre legato ai Balcani, alle città in guerra, al post-conflitto, alle città divise, ai luoghi della memoria. Ne ho apprezzato e ne apprezzo il lavoro, le foto e il modo di raccontare la realtà che ci circonda.

Per una breve sintesi biografica di Bruno Maran, rinvio a un post di Balkan Crew, scritto con molto entusiasmo, così potete coglierne le notizie essenziali….e così non mi ripeto.

L’esposizione fotografica è:

Museo dell’Internamento

Trieste, Risiera di San Sabba

fotografo Bruno Maran

dal 15 gennaio al 6 febbraio 2010

Giorno della Memoria – 27 gennaio
evento speciale con proiezione video
ore 11.30

da giovedì a domenica ore 9.00 – 12.00

Viale dell’Internato Ignoto 24 – Padova

info 049 8033041
http://www.artcontroluce.ithttp://www.museodellinternamento.it

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A Lisbona ho avuto l’occasione di vedere l’esposizione fotografica “Direito à Memória e à Verdade. A Ditadura no Brasil 1964-1985”, organizzata dalla Segreteria Speciale dei Diritti Umani della Presidenza della Repubblica brasiliana.

L’eposizione è stata ideata originalmente come momento di commemorazione dell’anniversario della promulgazione della Legge di Amnistia del Brasile, ed è stata aperta al pubblico per la prima volta nel 2006. Il progetto del Governo del Brasile punta a non far dimenticare una pagina di storia che è stato il periodo più buio della storia repubblicana del Brasile.

L’esposizione porta il visitatore attraverso la cronaca di quegli anni nei quali la privazione delle libertà e la violazione dei diritti politici e civili ha caratterizzato la vita del Brasile. La dittatura del Brasile è meno conosciuta di quelle di altri paesi, forse perchè sotto certi aspetti è stata meno violenta e meno caratterizzata da fatti enormemente tragici come ad esempio in Cile o in Argentina. Ciò non toglie che il periodo delle dittature militari in America Latina ha visto anche in Brasile la presa del potere di un governo autoritario e la privazione delle libertà fondamentali per ben vent’anni.

Il progetto quindi restituisce non solo alle vittime ma anche a tutti i cittadini brasiliani il diritto a ricordare quegli anni e a vedere riconosciuto ciò che è successo. E la memoria deve essere da monito soprattutto per le nuove e future generazioni. Anche per questo all’interno del progetto è stato organizzato anche un corso, che trovate al seguente indirizzo http://www.direitomemoria.org.br/ .

C’è anche una pubblicazione, disponibile gratuitamente online all’indirizzo http://www.presidencia.gov.br/estrutura_presidencia/sedh/.arquivos/livrodireitomemoriaeverdadeid.pdf .

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Si susseguono in questi giorni le pubblicazioni celebrative a vent’anni dalla caduta del Muro di Berlino.

arel_rivista_muriVi segnalo che pochi giorni fa è uscito MURI, il numero monografico della rivista Arel, che tratta il tema in maniera ampia e articolata, riprendendo il concetto del “muro” sotto molti punti di vista e rispetto a diversi fenomeni della nostra società. Da diverso tempo sono tra gli autori della rivista, e sul numero “Muri” potete trovare un mio articolo dal titolo “Corrono nei Balcani i muri della memoria“.

Ecco l’indice che si trova anche sul sito di Arel:

La parola al microscopio.

Presentazione (E.L.).

Europa 1989-2009: dal crollo del Muro al crollo della finanza. Intervista con Tommaso Padoa-Schioppa di Mariantonietta Colimberti e Raffaella Cascioli. (altro…)

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fondaz_langer_logo_newFONDAZIONE ALEXANDER LANGER STIFTUNG

ISTITUTO PER LO STUDIO DEL FEDERALISMO E DEL REGIONALISMO DELL’EURAC

Con il contributo dell’Ufficio Affari di Gabinetto della Provincia Autonoma di Bolzano

Venerdì 25 settembre 2009 ore 16.00

Accademia Europea di Bolzano – Viale Druso 1

BOSNIA ERZEGOVINA: MEMORIE DIVISE, FUTURO COMUNE?

La situazione politico-istituzionale della Bosnia Erzegovina, a quasi quindici anni dalla fine della guerra. Le divisioni che attraversano la società, espresse dai monumenti e dalle storie diverse tra i gruppi nazionali. La difficoltà di fare i conti col passato, e l’opportunità europea per un futuro comune.

Un seminario di riflessione, a partire da un viaggio studio compiuto nei luoghi simbolo della guerra. Per scoprire analogie e differenze con altre storie europee difficili da affrontare.

Intervengono

Jens Woelk (Accademia Europea, Università di Trento)

Carla Giacomozzi (Archivio Storico del Comune di Bolzano)

Gian Matteo Apuzzo (Istituto Jacques Maritain, Trieste)

L’evento apre un percorso di iniziative sull’educazione alla mondialità con tema cultura, società e vita in Bosnia Erzegovina, progetto gestito dalla Fondazione Alexander Langer in cooperazione con l’Istituto per lo Studio del Federalismo e del Regionalismo dell’EURAC.

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Non parlo molto di Trieste in questo blog, forse perchè l’entrare nelle questioni del luogo dove vivo e lavoro inevitabilmente mi porterebbe a commenti e giudizi legati più alle “beghe locali” che non ai contenuti dei post.

Oggi però voglio citare non un politico, non un accademico, non un attivista delle questioni del confine e della memoria, ma richiamare un articolo odierno del quotidiano cittadino, Il Piccolo, che fa un’intervista al Vescovo di Trieste, Eugenio Raviganni, che finisce il proprio mandato e traccia quindi un bilancio degli anni trascorsi. Al di là delle idee e delle posizioni religiose di ognuno di noi, credo valga la pena leggere l’intervista perchè viene da una persona che ha operato in una posizione da osservatore privilegiato della vita della città.

E qui voglio solo riportare la frase riguardante Trieste vista come “città in crescita ma ancora divisa“:

«Rispetto chi crede si possa arrivare a una lettura condivisa della storia, ma io ancora non la vedo. La purificazione della memoria è invece un atto di volontà, un impegno morale».

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