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Posts Tagged ‘Osservatorio Balcani e Caucaso’

Ne abbiamo parlato in un post qualche tempo fa, come uno dei nuovi muri d’Europa. Il confine tra Grecia a Turchia lungo il fiume Evros è uno dei principali punti di passaggio dei migranti che vogliono entrare in Europa.

Osservatorio Balcani Caucaso ha pubblicato un reportage molto interessante che vi segnalo (questo il link). Ecco l’introduzione su OBC: “Sono otto dall’inizio dell’anno e 24 nel 2011 i migranti che hanno perso la vita mentre cercavano di attraversare il confine turco-greco segnato dal fiume Evros che è punto d’ingresso privilegiato per i migranti che tentano di raggiungere l’Europa. Video reportage di Alberto Tetta

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In alcuni post e in alcuni articoli di qualche tempo fa ho descritto la Sarajevo che cambia, e che, a vent’anni dalla guerra, non è più la città che era prima. Il cosmopolitismo, la convivenza, il carattere plurale della popolazione erano fatti concreti, non solo slogan, erano carattere intrinseco di Sarajevo come di altre città della Bosnia Erzegovina. La città nei suoi simboli, nella vita quotidiana e nelle relazioni era una città plurale.

Come ho detto altre volte, e come sostengono altri studiosi e osservatori, la guerra è stata condotta innanzitutto contro le città, contro lo spirito delle città, contro la pluralità e la convivenza . L’urbicidio non ha significato solo la distruzione di parti fisiche delle città, ma la cancellazione tragica dello spirito cosmopolita e plurale delle città. E nei simboli, nelle relazioni e nella quotidianità Sarajevo non è più Sarajevo.

Sono in parte d’accordo con chi dice che non bisogna più fermarsi troppo a parlare di conflitto e di divisioni, che bisogna iniziare a costruire il futuro, ma di certo il futuro della Bosnia non può trarre giovamento da una situzione che appare sempre più critica. (altro…)

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A vent’anni dall’inizio della guerra sono molti gli articoli e i commenti che vogliono non solo ricordare ma anche riflettere su cosa è e può essere la Bosnia.
Segnalo, su tutti gli articoli, il dossier “Bosnia, vent’anni dopo” che arricchisce le riflessioni di questi giorni con contributi quotidiani su Osservatorio Balcani e Caucaso.

Un articolo in particolare però mi ha colpito, ed è l’articoli uscito sul The Guardian dal titolo Bosnian war 20 years on: peace holds but conflict continues to haunt, che già dal sottotitolo è molto significativo: “Two decades after the conflict started, Bosnia is divided more than ever as bitter memories permeate society“. (altro…)

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Il Mediterraneo, Lampedusa, Ventimiglia, ma anche il fiume Evros e la regione di Strandza in Bulgaria: ecco i luoghi dove si delineano in forme diverse i nuovi muri d’Europa. Nelle scorse settimane, con gli sbarchi di migliaia di persone che fuggono dall’Africa, abbiamo assistito a un dibattito e a un confronto  che hanno messo in luce una posizione frammentata e contradditoria dell’Euroa rispetto al tema immigrazione. Un’Europa chiusa e divisa al suo interno, indifferente e crudele, in cui si è pronti ad interventi militari ma di gran lunga meno pronti ad affrontare situazioni umanitarie e flussi migratori che ormai attraversano quotidianamente i confini e i territori europei.

Mentre i flussi di persone causati dai cambiamenti epocali del Nord Africa e la guerra in Libia hanno fatto molto rumore e hanno trovato molto spazio sui media, mentre uno stato come la Francia nega il diritto di libero movimento a tutti i cittadini chiudendo una delle maggiori vie di comunicazione sulla linea est-ovest, silenziosamente l’Europa continua a costruire anche muri fisici, per arginare la porosità dei propri confini.

Il punto critico è il confine con la Turchia, attraverso il quale quotidianamente passano moltissime persone provenienti dai paesi più a est. Di un paio di mesi fa è la decisione della Grecia, appoggiata dalla Francia (vedi articolo su EurActive), di costruire una barriera di 12 Km, e alta 5 metri, lungo il fiume Evros, seguita a breve dalla notizia della volontà della Bulgaria innalzare un reticolato di protezione sul vecchio confine della Guerra fredda (in questo caso con la scusa anche della trasmissione di malattie animali, vedi un articolo su WorldBulletin).

Segnalo un bel articolo di Francesco Martino su Osservatorio Balcani Caucaso, Tutti dietro al muro, che evidenzia come dopo i conflitti recenti anche nei Balcani pochi facciano sforzi verso il dialogo ma molti “si affannano ad innalzare muri per tenere “l’altro” a distanza di sicurezza. E neppure l’Unione europea sembra immune da questa tentazione.” Europa muro appunto.

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Il processo di integrazione europea dei Balcani da diversi anni è segnato da continui rinvii e soprattutto da una situazione molto frammentata, per il diverso stato di avanzamento dei negoziati dei vari paesi. Negli ultimi mesi sono partite diverse inziative a tutti i livelli per capire come poter procedere con una linea comune europea nella strada che porta all’adesione dei paesi balcanici alla UE, che molti ritengono “naturale”.

Segnalo con molto piacere l’interessante dibattito lanciato online da Osservatorio Balcani Caucaso, “Accelerare o rallentare il processo di adesione all’UE dei balcani occidentali?”, al quale si può partecipare attivamente. La pagina del dibattito è http://www.balcanicaucaso.org/ita/Eventi-OBC/Dibattito-sul-processo-di-adesione-all-Ue-dei-Balcani-occidentali

Oggi l’Unione sta attraversando una grave crisi. L’impasse non è più solo politica, come già era emerso negli anni scorsi con la “fatica da allargamento” e la difficoltà nel ridisegnare le regole comuni, ma anche economica. In questo contesto che fare con i Balcani?

Il dibattito è accompagnato dal dossier Europei, alla pagina http://www.balcanicaucaso.org/ita/Dossier/Europei2 . “La loro identità non si basa sul passato, ma sull’adesione ad un progetto futuro…

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Sono appena tornato da un altro viaggio nei Balcani, nel quale finalmente sono stato a Banja Luka (di cui spero di riuscire a scrivere presto un post) e sono tornato a Brćko, dove ero invitato alle celebrazioni dei dieci anni del distretto.
Forse pochi lo sanno, ma Brćko è un distretto autonomo che rappresenta la terza entità amministrativa della Bosnia Erzegovina, oltre alla Federazione di Bosnia Erzegovina (la federazione croato-musulmana) e la Repubblica Serba di Bosnia Erzegovina (la Repubblica Srpska).

Vi segnalo l’articolo che ho scritto, insieme alla mia collega Maria Teresa Ret, sui dieci anni del distretto, pubblicato pochi giorni fa da Osservatorio Balcani e Caucaso, dal titolo ” Brćko dieci anni dopo”: Il distretto di Brčko festeggia i suoi primi dieci anni. Dalla stabilizzazione allo sviluppo, l’apparente rinascita della cittadina bosniaca sulle rive della Sava. Il reportage, l’intervista al vice Alto Rappresentante Raffi Gregorian”

Ecco il link dell’articolo

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OB il lungo 89Si svolge questo fine settimana a Trento la conferenza internazionale “Il lungo ’89. Balcani e Caucaso tra aspettative e disincanto dopo la caduta del Muro di Berlino”, che rappresenta il convengo annuale di Osservatorio Balcani e Caucaso.
Io ho l’onore di essere tra i relatori, ma l’interesse del programma va ben oltre la mia presenza.

Vi segnalo la pagina dell’evento sul sito di OB, dove trovate tutte le informazioni, il programma, le indicazioni e il dossier sul tema. Faccio presente che nei giorni del convegno sarà possibile accedere direttamente dalla homepage del sito alla diretta web del convegno.

Ecco l’introduzione sal sito:

“Sono trascorsi vent’anni dalla caduta del Muro di Berlino, evento che ha portato alla fine della divisione in Europa, rappresentato la promessa di una pace duratura nel continente e rilanciato il processo di allargamento dell’Unione europea.

Il convegno «Il lungo ’89» è dedicato alla riflessione sulle transizioni post-comuniste nei Balcani e nel Caucaso, sulle aspettative sorte con la fine della Guerra fredda, sulle delusioni maturate in seguito, sui processi di cambiamento ancora in atto e sulle possibilità di rilancio di un comune progetto politico europeo.

La prima giornata di lavori sarà dedicata alla riflessione sulle lunghe transizioni nelle due regioni, le frammentazioni nazionali, il ritorno della guerra in Europa e il processo di integrazione europea. Il secondo giorno approfondirà le relazioni di cooperazione e solidarietà che legano comunità e territori prima divisi dalla cortina di ferro”

IL LUNGO ’89

Trento, 13 – 14 Nov 2009

Indirizzo: Sala di Rappresentanza, Palazzo della Regione, Piazza Dante 16

Organizzato da: Osservatorio Balcani e Caucaso e Regione autonoma Trentino – Alto Adige; in collaborazione con Tavolo Trentino con il Kossovo; con il sostegno di Provincia autonoma di Trento

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Madre Teresa e il lustra scarpe, così titola un interessantissimo articolo pubblicato su Osservatorio Balcani e Caucaso (a firma di Risto Karajkov), richiamando alcune delle statue che l’amministrazione locale di Skopje, in Macedonia, ha installato nel centro della città in una grande opera di recupero e di rinnovamento.

madre-teresa-skopje-da-osservatoriobalcaniorgUn toro, un mendicante, una bella ragazza, un lustrascarpe, un tizio che cerca di attirare l’attenzione della bella ragazza dall’altra parte della strada.. (…)La bella ragazza, dall’altra parte della strada, è al centro dell’attenzione da oltre un mese ed è quasi diventata un simbolo della città. (…). Cinquanta metri più in là, verso la piazza centrale, c’è il vecchio monumento di Madre Teresa. La costruzione del suo mausoleo, proprio di fianco alla statua, è stata completata solo un paio di mesi fa. Fino a poco tempo fa, Madre Teresa era tutta sola sul corso principale. Ora, all’improvviso, si trova in fitta compagnia, ma tutti vogliono farsi fotografare con la sua giovane dirimpettaia”.

A Skopje è quindi in atto una trasformazione urbana notevole, un “rinascimento architettonico”, che non si ferma alle statue, ma riguarda anche i palazzi, edifici storici e anche diverse grandi infrastrutture. Il centro della città è però oggetto di un vero e proprio restyling culturale e iconografico, nel quale simboli urbani e identità giocano ancora una volta un ruolo fondamentale. Chi parla di una volontà di rivendicazione di tradizioni culturali nei confronti della Grecia (ci sarà a breve anche una statua di Alessandro Magno), chi di “de-slavizzazione” e quindi della volontà di rompere definitivamente il legame slavo, chi vede invece un disegno politico di affermazione di potere interno.

Forse sono tutte le cose messe insieme, che determinano una significativa appropriazione dello spazio urbano nel suo più pieno termine di spazio politico. La città che include ed esclude attraverso i suoi simboli, culturali, politici, religiosi.

church-crkva-skopjeTale iper-attività sta creando molti malumori, ma è proprio su un edificio religioso che la città si sta dividendo anche con manifestazioni a volte violente. Come ha riportato già il blog balKan_scapes, la decisione di edificare una nuova chiesa nella piazza centrale sta creando un vasto dissendo, e ci viene indicato un altro blog molto interessante skopje2803 nato proprio per raccontare questa divisione: le proteste, i dissensi, le manifestazioni di studenti, le posizioni di chi rivendica uno spazio urbano “laico”, le contromanifestazioni, le contrapposizioni, gli scontri.

Tali dinamiche di “rinnovamento” urbano e di radicalizzazione di simboli di appartenenza culturale e religiosa nello spazio urbano sono abbastanza simili in tutti i Balcani del post-conflitto. Una battaglia culturale neanche tanto sottile, tra memoria, identità, appartenenza, giocata anche e soprattuttot negli elementi architettonici e urbanistici delle città e delle capitali. In questo senso, sempre dal blog skopje2803, segnalo questo interessante workshop, molto pertinente rispetto a quanto sta succedendo, “Reading the City: Urban Space e Memory“, che si terrà a Skopje a metà maggio, organizzato dalla fondazione “Remembrance, responsibility and Future” (Geschichtswerkstatt Europa), il Goethe-Institut e la Technical University of Berlin.

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