Anche Las Vegas è in crisi.
Come molte città degli Stati Uniti, città simbolo e città marchio, anche la capitale del gioco d’azzardo è in crisi. Così dopo città come Detroit e Chicago, ora tocca anche a Las Vegas vedere indebolita la sua forza e la sua identità.
La recessione significa crisi di identità per Las Vegas, così titola un articolo di AP pubblicato pochi giorni fa sul sito di MSNBC (Slump means identity crisis for Las Vegas). Anche la Sin City del mondo ora è in un limbo: cantieri chiusi e grandi progetti fermi. E forse questo ha ancora maggiore forza evocativa della crisi rispetto alla situazione di altre città, perchè Las Vegas non è un posto come gli altri, non è una posto “normale”, ma è un’idea di città. L’articolo linkato qui sopra dice infatti che “This is not just a place people are born and live. Las Vegas is an enterprise“.
Dello stesso tono un articolo uscito su Corriere.it, che titola “Las Vegas, il declino del sogno”, che sottolinea come la città occupa un posto unico nell’immaginario collettivo, e quindi “Più che una città, Las Vegas è da sempre uno state of mind“.
Appare sempre più evidente che lo sviluppo che pareva inarrestabile ormai deve essere ripensato. E ciò non vale solo per Las Vegas, o per altre città simbolo, ma per la società intera e per l’organizzazione che si è data fino ad ora. L’azzardo non erano solo i casinò e i matrimoni lampo di Las Vegas, ma un’intero modo di vedere lo sviluppo. Le città hanno sempre rappresentato il luogo del progresso e anche quello delle crisi e dalle città deve ripartire una idea nuova di futuro.
Il problema, secondo me, è capire quanto si sarà capaci di trovare scelte condivise, oppure quanto si opterà per il “si salvi chi può”, e allora ogni città lavorerà per se stessa. Chi sopravviverà avrà un futuro, gli altri indietro.
Dopo il ritorno dello Stato-nazione assisteremo al ritorno delle Città-Stato?
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